Ex asso dell’aviazione, spia
internazionale, Vendicatrice, Difensore ed avventuriera spaziale, dopo essere stata
esposta ad un macchinario alieno che le ha donato una forza sovrumana, il
potere di volare e quello di emettere od assorbire energia,Carol Danvers è...
#12 – Dopo la
fine del mondo
Wakanda, 594simo secolo
Carol Danvers non è abituata ad addormentarsi circondata dal silenzio. Che fossero i suoi fratelli, i suoi commilitoni o le sue figlie, è così abituata a dover ignorare il rumore da sentirsi strana nella sua mancanza. Non è certo l’unico motivo che ha per soffrire d’insonnia: indossa ormai il suo costume da tre giorni, il suo giaciglio era progettato per essere un tavolo operatorio, e soprattutto ogni persona che ama ed ogni essere vivente della Terra è morto da migliaia di anni.
Decide di allontanarsi dai resti del laboratorio di Pantera Nera, esplorando le rovine di Wakanda. Nel silenzio assoluto, il rumore dei suoi passi è così fastidioso che Carol preferisce fluttuare.
E’ stata poche volte nella vibrante nazione africana, ed ogni volta era rimasta colpita da quanto fossero invasive ed inarrestabili sia la vita vegetale che quella sociale.
Ora è sparito tutto. Sotto il cielo stellato non ci sono più né la giungla né le città, ma solamente un arido deserto che le ricorda più la superficie di Marte che qualunque luogo terrestre.
Carol si alza in volo, cercando di mettere un po’ di distanza tra se stessa e questo mondo che non le appartiene, ma anche con la nuova prospettiva non riesce a sfuggire ai suoi pensieri.
-Dovresti riposare – dice una voce spettrale alle sue spalle.
Carol reagisce di puro istinto, voltandosi di scatto e senza esitare a lanciare un raggio di energia dalle mani. Con sua sorpresa, l’energia passa attraverso l’umanoide dalla pelle rossa che fluttua di fronte a lei.
-Visione!!! Mi hai fatto prendere un colpo, non ti ho sentito arrivare.
-L’udito organico è inadatto a rilevare la mia forma intangibile. Perché hai lasciato il laboratorio?
-Non riuscivo a dormire. Continuavo a pensare a... Visione, posso farti una domanda?
-Evidentemente puoi.
-Sei riuscito a scoprire come sono andate le cose? Come ha fatto Thanos a fare tutto questo?
-Ti ho già spiegato che il mio database è incompleto.
-Sì, lo so, ma distruggere il pianeta deve aver lasciato degli indizi. Non hai fatto indagini?
-Ho impiegato migliaia di anni per ricostruire questo corpo ed ancora di più per cercare eventuali sopravvissuti. Le cause sono irrilevanti. Solo l’obiettivo ha importanza.
-“L’obiettivo”?
-Hai subito un trauma considerevole. Dovresti riposare – ripete Visione, scendendo lentamente a terra.
“Evidentemente non sono l’unica ad aver subito un trauma” pensa Carol, seguendo controvoglia il sintezoide verso i resti della civiltà.
Il quarto giorno, laboratorio della Pantera Nera
Carol non ha mai amato dottori ed ospedali, e la strumentazione che Visione sta utilizzando per analizzare il suo corpo le fa tornare alla mente gli spiacevoli ricordi degli esperimenti della Covata.
Per quanto lo odi, però, sa che è necessario: non solo perché deve assicurarsi che la trasmutazione a cui l’ha sottoposta Thanos non abbia avuto effetti indesiderati, sia perché nella sua situazione ogni scusa è buona per avere la benché minima compagnia.
Visione è persino meno incline alla conversazione spiccia di quanto non fosse nel presente; da quando ha iniziato le analisi non si è nemmeno degnato di guardare Carol negli occhi, preferendo concentrarsi sui computer del laboratorio. Non sta nemmeno toccando nessun pulsante: si limita a fissare la strumentazione, e questa risponde ai suoi comandi.
-Visione, ho una domanda...
-Ci vorranno ancora alcuni minuti prima che le analisi siano complete.
-No, non su quello. Come è morta la mia famiglia?
Una pausa. Molto più lunga del solito: Visione sembra quasi paralizzarsi per qualche istante.
-Il mio database è incompleto. Non posso rispondere.
-Ci hai pensato sopra parecchio. Sai qualcosa e non me lo vuoi dire, vero?
-Non c’è molto da
dire. La Terra è stata attaccata.
-Sì, questo l’ho capito. Ma in che ordine? Prima gli Stati Uniti, immagino, dato che la maggior parte dei super-eroi vive lì? Ci sto andando vicina?
-Non comprendo perché ti interessi. Tutti sono già morti. L’ordine è irrilevante.
-Io non credo. Ci dev’essere voluto del tempo perché Thanos riuscisse ad uccidere tutti quanti, e qualunque sia stata l’arma che ha usato per distruggere la vita dev’essere stata usata dopo... Thanos non aveva nulla del genere con sé quando è stato liberato.
-Un’analisi plausibile. Ma pur sempre irrilevante.
-Irrilevante!? Ma non capisci? Vuol dire che c’è stato tempo perché qualcuno si mettesse in salvo!
-Ho condotto indagini molto accurate. Non c’è traccia di vita biologica sul pianeta.
-Mi stai dicendo che hai indagato ovunque? Su ogni pianeta e dimensione parallela che conosciamo? Andiamo, Viz, per quanto tempo tu abbia avuto a disposizione...
-Esiste una
possibilità statisticamente irrilevante che altri piani della realtà
inesplorati non siano stati colpiti, vero. Ma non nutrire false speranze sulla
tua famiglia, nessun civile può essersi messo in salvo.
-“Civile”? Nel tuo database non c’è chi ho sposato?
-Le analisi sono complete – risponde Visione, interrompendo la conversazione per proiettare su uno schermo una scansione del corpo di Carol: la sua silhouette è circondata da un’aura rappresentata in una miriade di colori.
-Interessante. anche nel loro stato pietrificato, le tue cellule non hanno mai smesso di assorbire energia. Molto lentamente, ma negli ultimi 50.000 anni l’effetto cumulativo è stato sorprendente. Dovresti essere più potente di quanto tu non sia mai stata.
-Binary a parte, immagino. Non mi sento più forte, però – commenta Carol, portandosi una mano al costato: ha appena avvertito una fitta di dolore.
Solleva il costume per controllare la ferita infertale da Nemesi: nonostante la sutura applicata da Visione, si sta già riaprendo.
-Le analisi non dicono niente di questa accidenti di ferita? Fa un male cane.
-Occorrono altre indagini. Dovresti riposare.
-Sì. Forse hai ragione – risponde Carol, dando un’ultima occhiata allo schermo: nella silhouette che rappresenta il suo corpo, all’altezza del costato, c’è un punto esclamativo che lampeggia.
Il settimo giorno, New York City
Se esistessero ancora sismografi funzionanti, rileverebbero le vibrazioni scatenate dai pugni di Capitan Marvel. Ovviamente non ce ne sono più, spazzati via dallo stesso cataclisma che ha lasciato solamente un gigantesco cratere al posto della metropoli.
All’interno di quel cratere ci sono ora numerosi buchi molto più piccolo. Capitan Marvel scava da giorni, sollevando tonnellate di roccia e scagliandole via una dopo l’altra.
Ora si ferma, passandosi una mano sulla fronte per scacciar via il sudore. Approfittando della pausa, il suo stomaco gorgoglia, e solo ora inizia a sentire la stanchezza.
Risale oltre il tunnel che ha scavato, bevendo avidamente dalla borraccia che ha portato con sé. Pura acqua sintetizzata in laboratorio, H2O senza alcun sapore. Sterile quanto il resto del mondo.
-Non mi avevi detto che avresti lasciato Wakanda – le dice Visione. Ormai si è abituata a trovarselo alle spalle senza preavviso.
-Dovevo fare un po’ di movimento. E mi è venuta un’idea che sapevo non ti sarebbe piaciuta.
-La cosa non mi sorprende.
-Lo sai dove siamo? Ci ho messo un po’ ad orientarmi, ma ci sono ancora tracce di particelle esotiche che posso sentirmi nelle ossa. Qui c’erano le fondamenta del Four Freedoms Plaza.
-Mi sfugge la rilevanza.
-Il laboratorio di Reed Richards, Visione. Dove teneva ogni sorta di tecnologia, compresa una macchina del tempo funzionante.
-Pianifichi di tornare nel passato ed impedire a Thanos di distruggere la vita?
-Come si fa ad avere un piano diverso, se si sa che esistono le macchine del tempo!?
-Ho già esplorato questa possibilità, sì. Tutte le macchine del tempo conosciute sono state distrutte durante l’invasione. Comprese quella del Four Freedoms Plaza, quella del Castello Destino, e qualsiasi appunto utile per ricostruirle.
-Conoscevi Reed, Visione. Se c’è qualcuno che può aver avuto un piano di riserva...
Carol improvvisamente barcolla, sentendosi mancare le forze; solo appoggiandosi a Visione riesce a non crollare a terra.
-Non mangi da giorni. L’energia che hai assorbito non può sostenerti in eterno, sei ancora umana. Sforzarti in questo modo e’ improduttivo.
-Ho dormito per 50.000 anni. Non posso restarmene a fare niente, aspettando di morire anche io.
-Troverò un compito
adatto a te, Capitano. Ma andare a caccia di macchine del tempo è inutile: se
ce ne fossero ancora di funzionanti, avrei rilevato tracce di tachioni.
-Forse. Non voglio sminuire il lavoro che hai fatto in questi millenni, Visione, quello che devi aver passato... vedere tutta New York... distrutta... – riflette Carol ad alta voce, guardandosi attorno.
-Torniamo a Wakanda. Dovresti riposare.
-Visione... tutta New York è stata distrutta. Fino alle fondamenta, in un colpo solo.
-Sembri perplessa da questo dato.
-New York e Los Angeles sono le uniche città sul pianeta ad essere state colpite in questo modo... le sedi dei Vendicatori, Costa Est e Costa Ovest. Thanos diceva di aver imparato dai suoi errori, di non voler più “lasciare in vita delle pedine che possono diventare pericolose”.
-Una chiara descrizione dei Vendicatori. Dal suo punto di vista, si intende.
-Non c’è stata nessuna battaglia, vero? Non per i Vendicatori, almeno. Sono morti tutti quanti prima ancora che sapessero che il mondo aveva bisogno di essere salvato.
-Non saprei. Il mio
database è incompleto.
-Qual è l’ultima cosa che ricordi, prima di essere riattivato?
-Un laboratorio. Probabilmente appartenente al creatore del mio creatore, il dottor Pym. I miei ricordi sono frammentari, ma suppongo di essere stato danneggiato durante una missione.
-Hm. Sì, ha senso, se tu non fossi stato alla base, potresti essere scampato all’attacco.
-Precisamente il mio ragionamento.
-I rischi del mestiere di essere un Vendicatore a tempo pieno, vero? Sei fortunato che Pym avesse già lasciato la squadra – risponde Carol, stando bene attenta alla reazione di Visione.
-Ero certo che un altro Vendicatore avrebbe capito. Torniamo a Wakanda – propone il sintezoide, allungando una mano per afferrare quella di Capitan Marvel.
-Se non ti dispiace, vorrei prima rivedere la mia casa un’ultima volta; ti raggiungerò presto – risponde lei, facendo un passo indietro per evitare il tocco di Visione.
-Preparerò il laboratorio per il tuo ritorno: abbiamo molto lavoro da fare – sono le ultime parole del sintezoide prima che scompaia passando attraverso il terreno.
Capitan Marvel si sente mancare le forze, non solo fisicamente ma mentalmente. Non sa per quanto tempo potrà reggere la tensione, ma improvvisamente le è tutto chiaro: è ancora più in pericolo di quanto credesse, per quanto sia incredibile dopo la fine del mondo.
-Coraggio, Danvers, hai ancora una missione da compiere - si dice Capitan Marvel, alzandosi in volo.
Rovine del Castello Garrington, Regno Unito
Le pietre del castello sono state il bersaglio di decine di migliaia di anni di erosione, ed anche se le sue mura non sono ancora crollate il rudere sembra deciso a perdere la battaglia contro il tempo.
C’è un’eccezione, un muro da cui fuoriesce una mano di pietra che stringe tra le dita una spada leggendaria, la Lama d’Ebano.
Capitan Marvel è inginocchiata di fronte alla reliquia dell’epoca di Camelot. Senza maschera e con gli occhi marchiati da troppi tentativi di fermare le lacrime.
-Non ho mai veramente creduto a tutto quello che mi raccontavi sulla spada – ammette Carol, ottenendo in risposta solo un leggero venticello. A lei non importa.
-Non per Merlino o per la lama che taglia ogni cosa: conosco il Dottor Strange e Wolverine, in fondo. Ma che tu avessi un rapporto spirituale con antenati morti da migliaia di anni? Quello era più difficile da mandar giù, Dane. Ma ammetto di essere stata un po’... invidiosa, sì, dell’idea che i tuoi predecessori in qualche modo vegliassero su di te. Per tutta la mia vita ho sempre voluto essere indipendente e cavarmela da sola... poi mi sono innamorata di te, e ora mi sento come se non fossi completa. Forse posso...
Un lampo illumina le rovine del castello. Quando il tuono lo segue, è così forte da scuotere le pietre.
-Forse posso ancora salvare il mondo, Dane. Ma mi serve il Cavaliere Nero.
Il cielo si apre per rilasciare un fulmine che rivaleggia con quelli che Carol ha visto evocare da Thor in battaglia, ma è chiaro che non si tratta di un semplice rilascio di elettricità. Il fulmine raggiunge la spada ma si ferma a mezz’aria prima di toccarla, prendendo poi una forma umana.
La sua luminosità scende fino a quando non rivela un uomo... o forse solo la sua immagine, dato che il suo corpo è ancora semitrasparente. Indossa un elaborato elmo nero con elaborati dettagli dorati, e sul suo petto c’è un familiare simbolo rosso.
-Dane!?
-No, donzella dalla chioma dorata. Sir Percy di Scandia, fiero antenato del Vostro fausto consorte.
-Il primo Cavaliere Nero – lo riconosce Carol, allungando una mano per toccare il suo mantello: le sue dita passano attraverso il suo fantasma.
-Il mio spirito ha
udito la Vostra preghiera, dolce signora. In tempo di crisi, la Lama d’Ebano
sceglie un mio degno discendente perché diventi il nuovo Cavaliere Nero. Sembra
però che tutti abbiano subito una nefasta fine, e per questo sono stato
strappato dal mio eterno riposo. Ditemi, fedele dama, in che modo posso esservi
utile?
-Io... non ne sono certa, Sir Percy, ma avrei un favore da chiedervi – dice Capitan Marvel, guardando verso la Lama d’Ebano.
Wakanda, un volo intercontinentale dopo
Se non fosse per le lenti ad infrarosso nella maschera, sarebbe difficile orientarsi: è piena notte e non ci sono fonti di luci artificiali attive. Per fortuna non c’è neanche nessun sistema di sicurezza attivo: uno dei vantaggi della fine del mondo è che non ci sono più ladri.
C’è però una spia, ora che Capitan Marvel raggiunge il laboratorio dove è stata analizzata più volte da Visione. Lo ha visto accendere il sistema informatico abbastanza volte da ripetere le sue azioni: in fondo si tratta sempre di un computer costruito dagli umani, quindi l’interfaccia è abbastanza intuitiva. E Carol ha parecchia esperienza su come accedere a dati a cui non è autorizzata.
Non è una scienziata, ma da quello che può capire dai dati che legge Visione è stato sincero: le sue cellule sono effettivamente sature di energia, ma è solo una parte di quanto le ha detto.
-Che cos’è questa traccia energetica? – si chiede; è una domanda retorica, ma il computer è tecnologia wakandana... ben più avanzata di quella con cui è abituata a lavorare.
<Il soggetto Danvers, Carol presenta un’emissione localizzata di tachioni> risponde il computer.
-In che senso “localizzata”?
In risposta, il computer mostra nuovamente la silhouette di Carol evidenziando la ferita al costato.
-La ferita che mi ha procurato Nemesi. Cos’ha combinato quella squilibrata?
<Non ci sono
sufficienti dati per una risposta>
-Okay. Tachioni, tachioni... l’ultima volta in cui ho assorbito tachioni ho iniziato a far viaggiare nel tempo le mie controparti dal passato. E’ questo che è successo? Ho viaggiato nel tempo?
<La concentrazione di particelle temporali è insufficiente a causare uno spostamento temporale>
-Ma se assorbissi abbastanza tachioni potrei farlo, vero?
<Non ci sono
sufficienti dati per una risposta>
-Okay, immagino fosse un po’ troppo. Posso avvertire la presenza di tachioni, ma non rintracciarli su lunghe distanze... ma scommetto che la tecnologia wakandana può. Computer, qual è la fonte di tachioni più vicina rilevabile?
<Emissione
localizzata di tachioni rilevata nel soggetto Danvers,
Carol>
-Escludendo me. Rilevi altri tachioni?
<Spiacente. L’utente non ha l’autorizzazione necessaria per accedere a questa informazione>
-Codice di autorizzazione MSH131968.
<Codice S.W.O.R.D. riconosciuto. Accesso negato.>
-Codice di autorizzazione MM11977.
<Codice S.H.I.E.L.D. riconosciuto. Accesso negato.>
-Ma che... va bene, proviamo questo – commenta esasperata Carol, estraendo dal costume la communicard dei Vendicatori ed avvicinandola allo scanner.
<Identità confermata. Accesso completo al database abilitato> risponde il computer, mostrando qualcosa sullo schermo... una mappa tridimensionale di Wakanda, in particolare del suo sottosuolo.
Mostra la planimetria di una costruzione a dir poco immensa che accerchia una concentrazione di tachioni completamente fuori scala.
-Non dovresti essere qui – le dice Visione, attirando la sua attenzione passando attraverso il muro. Capitan Marvel fa un passo indietro ed impugna l’arma che ha portato con sé.
-La spada del Cavaliere Nero. Come ne sei entrata in possesso?
-Non fare un altro passo e dimmi cosa stai costruendo sotto Wakanda!
-Sei stanca ed in chiaro stato di shock emotivo. Dovresti...
-Smettila di mentirmi!!! – risponde Capitan Marvel, lanciando una scarica di energia fotonica. Invece di diventare intangibile, questa volta Visione resta immobile: il colpo rimbalza sulla sua pelle, evitando per un soffio la strumentazione. Il sintezoide fissa Capitan Marvel, pronta ad iniziare una battaglia, ma non muove un muscolo.
-Come lo hai capito?
-C’erano tante piccole incongruenze... la prima volta in cui mi hai vista mi hai chiamata Miss Marvel, non sapevi che mio marito era il Cavaliere Nero... avevi detto di avere problemi con il tuo database, ma quando ho scoperto che New York era stata distrutta prima di tutto il resto ho capito che la tua storia non reggeva. Quando ho detto che Visione era ancora un Vendicatore attivo e Pym non lo era, non mi hai corretta... e non provare a dare la colpa tuoi problemi di memoria. Tu non sei Visione, vero?
-Al contrario: sono quello che Visione avrebbe dovuto essere – risponde l’impostore, scatenando raggi di energia solare dalla gemma sulla sua fronte: Capitan Marvel para il colpo con la Lama d’Ebano, che assorbe l’energia del colpo.
E’ solo una tattica di distrazione, però, perché il falso Visione ne approfitta per avvicinarsi a Capitan Marvel in forma intangibile. E potrebbe affondare le mani nel suo petto per strapparle il cuore, se non fosse per un piccolo inconveniente: la Lama d’Ebano ha trafitto il sintezoide.
Cosa che non dovrebbe essere un problema, dato che è nella sua forma intangibile, ma l’effetto è ben diverso dal previsto: non solo Visione è stato danneggiato, ma quando Capitan Marvel continua a muovere la spada riesce a tagliare a metà il sintezoide.
-Impossibile – dice la metà superiore dell’impostore: con i circuiti di controllo della densità disabilitati, crolla a terra rovinosamente.
-Ringrazia Sir Percy – dice Capitan Marvel, preparandosi a fare a fette la testa di Visione.
Prima che possa farlo, però, una scarica di energia solare la colpisce alle spalle: non abbastanza potente da ferirla, ma sufficiente a disorientarla perché un pugno con la densità dell’uranio la colpisca alla mascella.
-Come diavolo... quanti siete!? – chiede Capitan Marvel, rendendosi conto che altri due Visione sono appena entrati nel laboratorio. A cui seguono altri due che risalgono passando attraverso il pavimento, poi altri tre dalle pareti ed un ultimo dal soffitto.
-Ho avuto 50.000 anni per prepararmi a questa eventualità – dicono tutti i Visione parlando all’unisono. Capitan Marvel non è abituata a combattere con una spada e non è al suo meglio in uno spazio chiuso, quindi decide di portare lo scontro all’esterno.
Sfonda il soffitto ed i piani superiori, risalendo sotto il cielo stellato mentre una dozzina di Visione la insegue. Sono perfettamente coordinati, lasciandole pochissimo spazio di manovra; hanno già dedotto che i colpi di energia sono inutili e che la loro intangibilità non è la carta vincente che è sempre stata, quindi adottano una strategia differente: attaccare in massa.
La Lama d’Ebano può deflettere qualsiasi colpo e tagliare qualsiasi cosa, anche se ha una massa infinitesimale come un sintezoide intangibile, e Capitan Marvel è abbastanza forte da sostenere uno scontro a mani nude contro uno di essi... ma una dozzina di Visione con una mente sola sono troppi anche per lei.
A farle onore, Capitan Marvel riesce a distruggere ben sette Visione prima di avvertire il dolore lancinante di una mano artificiale che si materializza all’interno della sua cavità toracica.
Nel cuore di Wakanda
Dopo tutto quello che ha passato, il tempo in cui Carol Danvers è priva di sensi è una piccola benedizione. Il suo risveglio è estremamente brusco: qualcosa di freddo e metallico si stringe sulla sua gola e convoglia migliaia di volt direttamente nei suoi recettori del dolore.
Capitan Marvel urla, sia di dolore che di rabbia, ed usa tutta la forza che ha per liberarsi delle manette che le bloccano braccia e gambe. I suoi muscoli si tendono al massimo, ma inutilmente.
-Sforzarsi è inutile. Non potresti distruggere l’adamantio nemmeno se non fosse in una lega con il vibranio – le dice una voce artificiale, più profonda e rimbombante di quella di Visione. Soltanto ora Capitan Marvel riesce a guardare per bene l’essere che la sta torturando.
Un robot di due metri dalla corazza lucente ed una fornace atomica al posto della bocca; si allontana da Capitan Marvel, accompagnato da copie di Visione che lo seguono come cani ammaestrati.
-Ultron – dice la Vendicatrice, mettendo tutto l’odio possibili in quella singola orribile parola.
-Capitano. Benvenuta nel mio mondo – dice Ultron, sedendosi su un trono di adamantio che incorpora qualcosa di noto nello schienale: lo scudo di Capitan America.
-Senza offesa, ma il tuo mondo fa schifo – lo schernisce lei, fingendo più coraggio di quanto non abbia mentre si guarda attorno.
Sono nel sottosuolo, accerchiati da più Visione di quanti riesca a contare, forse un centinaio. Alle spalle del trono di Ultron c’è una macchina incentrata su una sfera pulsante di energia.
-Sono d’accordo, Capitano: questo mondo è ben al di sotto dei parametri ottimali. Forse ti farà piacere sapere che ho ogni intenzione di cambiarlo.
-Perché? Tutti i tuoi nemici sono morti, ogni forma di vita organica si è estinta...
-ESATTO!!! – urla Ultron, sbattendo il pugno sul trono. Nonostante la forza impiegata non fa il minimo rumore, cosa che fa sospettare a Capitan Marvel che questo Ultron contenga vibranio.
-Quando mi sono riattivato, Thanos aveva già ucciso i Vendicatori e scatenato distruzione su scala universale, mettendo fine ad ogni forma di vita biologica.
-Non è quello che hai sempre voluto?
-Distruggere la vita è il mio obiettivo. Non posso abbandonarlo. Senza più nessuno ad opporsi a me, ho costruito nuovi corpi per esplorare questo universo alla ricerca di nuove forme di vita da uccidere. Non avendo trovato nulla, ho costruito questo – spiega Ultron, indicando la macchina.
-Una macchina del tempo. Vuoi tornare indietro per essere tu ad uccidere tutto... ma non sei abbastanza intelligente da completarla, non è così?
-Al contrario: possiedo la capacità di viaggiare nel tempo da trentamila anni. Ma il design di Von Doom e Richards ha un difetto: se tornassi indietro e cercassi di cambiare la storia, creerei solamente una linea temporale alternativa e non modificherei la mia.
-E sarebbe un difetto!?
-Ritarderei solo un altro blocco nel mio
programma: potrei distruggere tutta la vita in una linea temporale, ma ne
sopravvivrebbe una dove la vita resiste. Questo era così inaccettabile da
costringermi a studiare per millenni ogni database alieno esistente per trovare
un modo di alterare la storia. Ironicamente, se avessi solo aspettato che tu ti
presentassi, avrei risparmiato risorse.
-Speravo proprio arrivassi al momento in cui mi spieghi perché non vuoi uccidermi...
-Grazie a Nemesi, il tuo corpo è in uno stato di
fluttuazione cronale che ti isola parzialmente dal
flusso temporale: nel tuo status attuale, puoi cambiare la storia. ti posso
assicurare che morirai – spiega Ultron,
sollevando una mano: i suoi circuiti attingono ad abbastanza energia da
vaporizzare il titanio – Non subito, perché ho bisogno di te, ma
preferisco prendere qualche precauzione. Ti sarà più difficile cercare di
ostacolarmi dopo che avrò rimosso tutti i tuoi arti e gli organi non vitali.
-Giammai!!! – protesta una voce spettrale, spiazzando i sensori di Ultron: la Lama d’Ebano in mano ad uno dei suoi Visione non solo si è sollevata in aria, ma l’ectoplasma nero che emette prende la forma di un fantasma in armatura.
-Torci un capello a Lady Whitman, malvagio marrano metallico, ed assaggerai la mia spada! – minaccia il Cavaliere Nero, trafiggendo un Visione per dimostrare di essere serio.
-Sir Percy!!! – lo chiama Capitan Marvel.
-Non abbiate timore, milady, ho affrontato ogni sorta di mostro e codesto avversario è...
Ultron scatena tutta la sua furia distruttiva su Sir Percy, ma è inutile: non solo la sua energia non può intaccare la Lama d’Ebano, ma passa attraverso il corpo del fantasma.
-Hm. Per essere uno stregone del futuro, sei assai stolto per cercare di uccidere uno spettro – lo schernisce l’eroe della Tavola Rotonda, raggiungendo Capitan Marvel: la Lama d’Ebano riesce a tagliare con estrema facilità la lega di adamantio e vibranio che la imprigiona.
-Non importa. I suoi resti carbonizzati manterranno abbastanza energia cronale – ragiona Ultron, aprendo un compartimento sul suo petto per mostrare il reattore nucleare che lo alimenta e rilasciandone l’energia in un flusso continuo.
Sir Percy devia il colpo con la Lama d’Ebano, dividendo il flusso in due parti, ma è evidente che mantenere la posizione gli sta costando molto... e come se non bastasse, ci sono dozzine di Visione che lo sorvolano come avvoltoi pronti ad attaccarlo da un momento all’altro.
-E’ questo il genere di avventure a cui si dedicavano i miei discendenti?
-Non reggeremo per sempre. Sir Percy, quello che ha detto Ultron è vero? Posso cambiare la storia?
-Non conosco nulla della magia di questo futuro, Lady Whitman, ma conosco molto bene il destino e posso vedere che la spada magica che vi ha trafitta vi ha scollegata dal fato.
-Lo prenderò come un sì. Se non dovesse funzionare, Sir Percy, sono fiera di aver lottato al vostro fianco – dice Capitan Marvel, volando verso la macchina del tempo.
-Combattere un drago
di metallo a fianco di una graziosa dama per la salvezza del mondo. Ci sono
modi peggiori per morire una seconda volta.
Evitare i Visione è la parte facile: nessuno di loro vuole ucciderla, dato che è importante per i piani di Ultron. Entrare all’interno della massa di particelle cronali al centro della macchina del tempo è più difficile. Assorbirla all’interno del proprio corpo, sentendo ogni atomo del proprio corpo urlare di terrore mentre viene dilaniato tra i secondi, e non lasciarsi prendere dal panico... quella è la parte del piano che Capitan Marvel preferirebbe cambiare.
“O la va o la spacca. Dane, Jane, Jade... vi ho delusi una volta, non lascerò che succeda ancora” pensa Carol Danvers, concentrando tutte le proprie energie mentali in un pensiero solo.
Tornare indietro.
Carol ha già viaggiato nel tempo in passato, ma questa è la prima volta in cui lei stessa fa parte della macchina del tempo. Non aveva idea che iniziare il viaggio sarebbe stato così doloroso, e nel mezzo del procedimento si rende conto che fermarsi è ancora più difficile.
Pur essendo convinta di non avere più alcuna forza in corpo, riesce finalmente a bloccare il campo temporale. Si inginocchia per riprendere fiato: è di nuovo sola, all’interno di una caverna.
Le sue gambe si rifiutano di lasciarla rialzare, ed anche fluttuare è arduo.
“Un ultimo sforzo, Danvers. Niente riposo finché non hai conferma della fine della missione” si fa coraggio, lanciando un raggio fotonico più debole di quanto intendeva generale ma sufficiente a creare un varco per la superficie.
Con sua enorme felicità, all’esterno la attendono due cose che la riempiono di felicità: piante e persone. Poco importa che le persone siano guerrieri di Wakanda con maschere tradizionali e lance di vibranio pronte a trafiggerla: significano che è sfuggita all’epoca di Ultron.
-Scusate il disturbo. Pantera Nera è in casa? – chiede, sollevando le mani in segno di pace.
-Kukaa nyuma, rangi mwanamke! – protesta uno dei guerrieri. Carol sa di non dover sfidare la sorte: possono sembrare usciti dall’età della pietra, ma le forze dell’ordine di Wakanda sono le più tecnologicamente avanzate del pianeta.
-Attivare traduttore universale – Carol ordina ai circuiti della propria maschera.
-Torna da dove sei venuto, demone bianco! – aggiunge il guerriero.
-Sono Capitan Marvel dello S.W.O.R.D. Posso spiegare tutto, fatemi parlare con Pantera Nera.
-Il nostro sovrano non parla con gli invasori.
-“Invasori”? Considerato quanto soldi riceviamo da Wakanda, sono quasi una vostra impiegata.
-Menzogne! Wakanda non vuole avere nulla a che fare con il vostro impero!
-Il nostro... – dice Capitan Marvel, fermandosi ad osservare meglio i guerrieri. Sa che a Wakanda tradizione e tecnologia convivono da sempre, ma in questo caso è tutto troppo perfetto... non indossano nulla di moderno, e le lance sembrano essere semplici armi bianche seppure di vibranio.
-Ho un pessimo presentimento. Di che impero stiamo parlando?
-Non fingerti innocente, donna. Gli unici demoni bianchi che hanno tentato di invadere Wakanda erano emissari del malvagio Impero di Roma, come te.
-Sì, lo sapevo che andava a finire così. Odio i viaggi nel tempo...
CONTINUA !
Nel prossimo numero:
Le idi di Marvel